MARINEO
Il cinquecentesco castello, edificato dalla famiglia Beccadelli Bologna, ospita a Marineo il Museo archeologico della Valle dell’Eleuterio. Vi si conservano i reperti provenienti dai numerosi insediamenti del territorio, per lo più distribuiti lungo il corso del Fiume Eleuterio, che fin dall’antichità costituì una realtà idrografica di fondamentale importanza per il collegamento tra la costa tirrenica settentrionale e l’entroterra. Il nucleo principale dei materiali – ceramiche, monete, bronzi, monili, utensili-proviene dalla Montagnola a Nord-Ovest del moderno centro abitato di Marineo. Sulla collina è stata identificata, grazie al rinvenimento di tegole iscritte in caratteri greci, la città indigena di Makella, nota attraverso fonti storiche ed epigrafiche, tra cui il cosiddetto “V Decreto di Entella”.
L’altura già a partire dall’VIII-VII sec. a.C. e fino a tutto il VI sec. a.C. era occupata da un villaggio di capanne, di cui non è nota l’intera estensione.
In età tardo-arcaica fu costruita la cinta muraria a difesa dell’insediamento, che fu rafforzata durante la prima età ellenistica, distrutta alla metà circa del III sec. a.C. nel corso della Prima Guerra Punica e parzialmente riutilizzata a partire dal periodo normanno. Eccezionale è stato il rinvenimento nel corso delle indagini svolte nei pressi della cortina muraria che cinge l’abitato sul versante sud-orientale, di un deposito votivo della fine del VI sec.a.C. Tutti i reperti dello straordinario contesto sono esposti nel Museo: due schinieri di bronzo, tre elmi, alcuni oggetti di ferro interpretati come finimenti per cavalli o pertinenti a sostegni utilizzati per sorreggere graticole, un piccolo scudo votivo, una brocca con coperchio contenente i resti di ovocaprini, un pendente di bronzo a forma di accettina ad occhio e una placchetta d’avorio riproducente un ariete accovacciato. Alla metà del IV sec. a.C., durante la fase di profonda ellenizzazione che interessò la maggior parte dei siti indigeni, si data un’importante fase edilizia che sembra interessare tutto il centro. Si è portato alla luce un complesso architettonico costituito da un edificio pubblico d’incerta funzione e da un’imponente cisterna.
Scarsa la documentazione archeologica relativa ai secoli dell’impero romano e all’età bizantina fino alla conquista araba della città nell’840, quando, menzionata col nome di Mirnaw, si arrende ai conquistatori musulmani. Le strutture medievali, non più visibili, erano pertinenti ad ambienti domestici di età normanna (metà dell’XI -fine del XII secolo).
Please wait while flipbook is loading. For more related info, FAQs and issues please refer to DearFlip WordPress Flipbook Plugin Help documentation.