IATO
Nei pressi di San Cipirello e di San Giuseppe Iato, su un vasto pianoro a circa 850 m di altezza, sulla cima del Monte Iato, si possono visitare i resti di un antico insediamento fondato all’inizio del primo millennio a.C. da popolazioni indigene sicano-elime, che alla fine del VII sec. a.C. vennero in contatto con i Greci sopraggiunti in Sicilia. L’importanza del sito si deve alla collocazione in posizione strategica di controllo delle ampie vallate fluviali sottostanti. La Valle dello Iato, percorso di collegamento con Palermo e la Conca D’Oro, costituì un importante asse di comunicazione tra i centri indigeni dell’entroterra, il modo coloniale greco e le città puniche della costa settentrionale, mentre l’Alta Valle del Belìce destro con la costa meridionale dell’isola. Il sito risulta frequentato ininterrottamente dall’età preistorica e fino al 1246 d.C. quando cadde per mano dell’imperatore Federico II e fu definitivamente abbandonato.
Intorno alla metà del VI secolo a.C. un nucleo di popolazione greca dovette probabilmente stabilirsi nella città, coabitando con le genti del luogo. Sembrano dimostrarlo, ad esempio, il Tempio di Afrodite e una grande casa con cortile di età tardo-arcaica. Ciò significò l’inizio di un graduale, ma profondo processo di integrazione culturale, che trasformò la “forma” stessa della città, interamente ricostruita alla fine del IV sec. a.C. secondo i canoni dell’urbanistica e dell’architettura greca; furono realizzati una rete viaria regolare, seppure adattata alla morfologia accidentata del rilievo, e importanti edifici pubblici: un teatro che poteva accogliere circa 4400 spettatori, una piazza pubblica porticata (agora), due sale del consiglio (bouleuteria), quartieri residenziali con case signorili. La dimora nota come “Casa a peristilio 1” è una tra le più ampie finora conosciute nel mondo greco ellenistico: più di 1600 metri quadri su due piani, con cortile con colonne doriche al pianterreno e ioniche al primo piano; sale da banchetto che potevano ospitare oltre 70 persone; un’elegante sala da bagno dove giungeva l’acqua riscaldata con un sofisticato sistema.
La città fu abitata fino ad epoca medievale e il suo nome greco IAITAS, latino IETAS, si trasformò in GIATO. Divenuta roccaforte dei musulmani ribelli, nel 1246 l’imperatore Federico II la distrusse e deportò i suoi abitanti in Puglia.
Gli innumerevoli reperti esposti nell’Antiquarium allestito nelle Case D’Alia, posto a valle dell’insediamento antico, documentano le varie fasi di vita della città.
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